94 secondi di Mozart inedito? Ottimo, ma avrei preferito una mezzora

Nella settimana in cui ricorreva il 230° compleanno di Mozart, fischietti e trombette annunziavano la scoperta di un nuovo manoscritto del nostro compositore preferito, con la presentazione e i ghirigori debitamente sontuosi sul sito del Mozarteum e una catalogazione köcheliana bell’e pronta fin dal 1937 (KV 626b/16, una deliziosa sigla-guazzabuglio che agli aficionados dovrebbe far subito drizzare le antenne). Come vedremo non si tratta, nonostante il numero altissimo, di un brano vergato in punto di morte, bensì di uno spunto melodico adolescenziale.

Evidentemente questi tempi son propizi per le presunte novità, dato che il ritrovamento (che poi un vero e proprio ritrovamento non è, come vi spiegherà per benino la scheda in proposito offerta dal sito suddetto) segue di pochi giorni l’acquisizione, da parte del Mozarteum stesso, d’una missiva di Leopold e altre due di Wolfgang i cui autografi erano finora inaccessibili agli studiosi, al pari della musica del KV 626b/16; arivedi il sito di prima per maggiori ragguagli.

Sì, ma la musica finalmente ascoltabile dopo anni di silenzio? Eccallà, come avrebbe detto Albertone: 70 battute e 94 secondi di Mozart autentico e inedito, un Allegro classe 1773 (primi mesi di quell’anno, ci dicono dalla regia), con qualche reminiscenza e/o autocitazione abbastanza percepibile. La più evidente, per chi proprio cerca il cane nella minestra, si trova in una Sinfonia pressoché coeva, la KV 128 (la beccate nell’esposizione del 1° movimento). Che questa musica esistesse si sapeva in realtà da parecchio, ma in precedenza si trovava in possesso di collezionisti privati rigorosamente e impietosamente sordi alle sirene dei completisti musicofagi.

La curiosità attanaglia? E allora favoriamo e agevoliamo il filmato, anzi il suonato (per chi volesse saltare l’introduzione e le varie interviste di rito, il consiglio da seguire è partire subito dal minuto 2:58 del video):

L’entusiasmo per l’inedito che rispunta dalle nebbie proprio in coincidenza del 230° anniversario di Moart non ha, per il momento, dato a qualche casa discografica il destro per incidere una nuova opera omnia annunziata dai consueti squilli di clarino, magari adducendo come scusa il fatto che il numero 230, pur non essendo una cifra tonda, è comunque un multiplo di 10, ma il punto è un altro.

Dopo una ventina d’anni di scoperte e riscoperte vere o finte, abbondantemente documentate e qualche volta verificate, da mozartiano accanitissimo ho ormai fatto il callo alle notizie sensazionali per frammenti di 5 battute uscite dall’ombra o concerti di amici e colleghi cui Mozart avrebbe aggiunto le parti dei timpani, dell’ottavino o del basso tuba. Il pezzo ritrovato in questione è caruccio e gajardo, come dicono in Val d’Aosta, ma pur essendo completo sa d’incompiuta: di solito, quando Mozart espone un tema, lo sviluppa e lo evolve per benino, anziché lasciarlo al gatto dopo appena un minuto e mezzo (una durata che, per giunta, è artificialmente gonfiata dalle ripetizioni di rito). Basti confrontare il nuovo arrivato con i pezzi isolati mozartiani per tastiera non composti in tenera infanzia (il Rondò KV 485, l’Adagio KV 540 o il Rondò KV 511 sono i primi esempi che mi vengono alla mente).

Perciò, sulla compiutezza del brano è d’uopo nutrire qualche dubbio, puntualmente corroborato da una spulciata al catalogo Köchel (pag. 738), che alle 70 battute in questione dedica poche ma significative parole:

«626 b/16: Henrici, Aukt. 127 (18./19. Jan. 1928) Nr. 577. 1 BI., Querformat, 1½S., 12zeilig. “Vermutlich Skizze zu einem Orchester- oder Kammermusik-Satz D-dur ¾ Allegro. Früher bei Aloys Fuchs.”»

In parole povere il pezzo, passato dalle mani di Aloys Fuchs al catalogo d’asta di Karl Ernst Henrici, sta tutto in un foglio (Bl. = Blatt) in formato orizzontale, 12 righi, “presumibilmente abbozzo di una composizione per orchestra o da camera in re maggiore, 3/4, Allegro”; dunque non sembrava neppure un pezzo destinato alla tastiera, come del resto suggerisce l’inizio con quel tema a note fitte e ribattute, più adatte agli archi che a un fortepiano.

Così, davanti alla parola “abbozzo” ci tocca abbozzare, e chissà quanto dovremo ancora attendere per veder risorgere alla luce (e ascoltare) un capolavoro mozartiano completo. Al prossimo giro, magari, farebbe piacere ritrovarci nelle orecchie un concerto inedito* di zecca (va bene anche una sinfonia, eh? Non formalizziamoci). E già che ci sono, a proposito di sinfonie:

* Sembra una pretesa esagerata, ma non sarebbe neppure un caso impossibile: nel 1961 venne ritrovato a Praga il Concerto per violoncello n. 1 in do maggiore di Franz Joseph Haydn; di questa musica, in precedenza, era noto solo il tema iniziale, inserito dall’autore in un suo catalogo.

Pubblicato da

kraus

Musicofago dal 1991, vivo dal 1975. Agitare ore pasti, gradito l'abito granata.

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